Sestiere di San Marco

Fondaco dei tedeschi



Analogamente al Fontego dei Turchi il Fontego dei Tedeschi e' di antica fondazione (XIII secolo) e legato alle esigenze commerciali della Repubblica di Venezia: esso era punto d'approdo delle merci trasportate da mercanti tedeschi, che qui le immagazzinavano. Vittima di un incendio devastante gli ultimi anni del quattrocento, fu riedificato completamente, di grandi dimensioni, tra il 1500 e il 1508 su progetto di Girolamo Tedesco. Come gli altri fonteghi della città, anche questo fu soppresso con la caduta della Repubblica nel 1797. Di proprietà delle Poste Italiane è stato ceduto nel 2008 al gruppo Benetton per 53 milioni di Euro. Grande complesso che guarda sul Ponte di Rialto, il Fontego e' un edificio a pianta quadrata disposto su tre livelli intorno a un cortile interno, dov'e' conservato l'antico pozzo. Al pian terreno cinque grandi arcate a tutto sesto chiudono un portico in dialogo col Canal Grande, dove si scaricavano le merci. Il secondo livello è percorso da una lunga fila di bifore e monofore a cui corrispondono simmetricamente le finestre quadrangolari minori dei due piani sovrastanti. La sommità del palazzo e' merlata. Nel Rinascimento la facciata che dà sul Canal Grande fu affrescata per mano del grande artista veneto Giorgione, ma oggi del suo lavoro poco resta, se non una figura staccata e trasferita alle Gallerie dell'Accademia. Stessa sorte tocco' agli affreschi che fece Tiziano Vecellio sul lato di Campo San Bortolomio, continuando il lavoro del proprio maestro, deteriorati dall'umidita' e dai secoli.











Sono poche le tracce templari arrivate fino ai giorni nostri. Delle due precettorie templari ne rimane una, quella di San Giovanni del Tempio in Campo Bandiera e Moro ( o della Bragora). L'arcivescovo di Ravenna Gerardo, il 19 marzo 1169 concesse all'Ordine del Tempio alcuni terreni situati a Venezia in località “fossaputrida”, affinché venissero fabbricati la chiesa, il convento con il chiostro e l'ospizio per i pellegrini. La chiesa aveva cinque altari uno di questi era dedicato alla presentazione di Maria al Tempio (elemento comune anche ad altre chiese di appartenenza templare). Attualmente la chiesa è ad una sola navata e di epoca templare rimane solo il chiostro. Passando per il Canal Grande alla fermata di San Marcuola si nota l'iscrizione "Non nobis" sulla facciata di Ca' Vendramin Calergi (oggi sede invernale del Casinò). "Non nobis" sono le prime lettere del motto dei Cavalieri Templari: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam". Non a noi Signore, non a noi, ma dal Tuo nome dà gloria. Una leggenda dice che i Templari arrivarono a Venezia con un grosso tesoro che venne sotterrato a San Giorgio in Alga (l'isola che in questi giorni è in mano alla Protezione Civile per le loro esercitazioni). Tesoro che dovevano prelevare in un secondo tempo ma che poi non si seppe più nulla. Avevano un convento vicino a San Giorgio degli Schiavoni dove fino a pochi anni fa c'era il laboratorio della Croce di Malta e un'altro dove adesso c'é l'Albergo Luna Baglioni in calle Vallaresso. Simboli e croci Templari residuano a Venezia, in Campo della Carne ed in Campo e nella Chiesa della Maddalena, sopra al cui portale vi è una lunetta con bassorilievo di simboli massonici - templari, che riporta la scritta: "Sapientia aedificavit sibi domum". Questa chiesa, insieme a diverse altre tracce lasciate dai cavalieri templari che qui transitarono in concomitanza con la quarta crociata lasciando, secondo una antica leggenda veneziana, un tesoro sepolto nell'isola di S. Giorgio in Alga. Altri simboli legati alla comunità Templare, sono le immagini delle Triplici cinte incise in una panca di marmo davanti alla Scuola Grande di San Rocco, in un'altra nella Basilica di San Marco, ed una terza al piano superiore del Fondaco dei Tedeschi. Personalmente ritengo che le incisioni del primo piano del fondaco dei tedeschi, tutte incise sulla balaustra nell'angolo qui sotto ritratto, siano in realtà un antico passatempo, il gioco del filetto, che spesso si trovava nel retro della scacchiera del gioco della Dama. Filetto si giocava con gli stessi dischetti bianchi e neri della Dama. Dico questo perchè immagino facchini piuttosto che mercanti, in attesa di entrare negli uffici dei mercanti tedeschi, appoggiati alle balaustre che passano così il tempo in attesa di essere ricevuti. Sono infatti molto numerose e in qualche caso un pò diverse le incisioni di cui sopra, come si vede dalle foto che seguono.




















ancora Fontego dei tedeschi

direzione Ponte di Rialto